Il tema

Non succedeva da tempo che una tecnologia fosse così popolare presso il grande pubblico da essere oggetto di conversazione nelle cene tra amici.

Pensando a Chat GPT e agli altri analoghi strumenti di AI generativa, può sfuggire la lunghezza del percorso che conduce a tutto questo:  la stratificazione di innovazioni concettuali e tecnologiche che hanno portato a partire dagli anni ‘50 a sviluppare con alterne fortune, tra “inverni” e fasi di euforia,  l’intelligenza artificiale nelle sue varie applicazioni. Come cittadini e consumatori abbiamo a che fare da molti anni con applicazioni AI ci aiutano “silenziosamente” ad esempio a viaggiare, guidare, curarci, acquistare, scegliere contenuti di intrattenimento.

Tra le novità che caratterizzano l’intelligenza artificiale più recente e “scintillante”, ovvero la sua versione generativa, c’è il fatto che rappresenta una dotazione individuale che può persino essere ospitata sullo smartphone. Si riduce in questo senso drasticamente (almeno nella percezione delle persone) la discontinuità tra il contesto personale e quello organizzativo nel quale questo tipo di intelligenza artificiale può essere utilizzata.

Accade così che in azienda si sperimenti l’impiego di questo strumento innanzitutto con obiettivi di produttività individuale, con stupore e beneficio analoghi a quelli sperimentati qualche decennio fa, ad esempio con l’utilizzo dei fogli elettronici. In qualche caso all’euforia si abbina qualche forma di “leggerezza”, ad esempio nell’alimentazione di strumenti “generalisti” con dati e informazioni specifiche dell’azienda.  La cosa interessante di questo “imparare esplorando” e che si scopre inoltre che si può essere aiutati a fare molte attività, non solo routinarie e standardizzate ma (con i prompt giusti) tali da trovare nell’intelligenza artificiale generativa un’alleata per lo sviluppo di processi creativi. 

Il caso Siser S.r.l.

Fabbrica Alta Formazione ha avuto il piacere di sviluppare nei mesi scorsi un dialogo sull’intelligenza artificiale con il management di Siser, azienda vicentina leader nella produzione di materiali termotrasferibili per applicazioni su tessuti. Da una committenza sofisticata e da un approfondimento sulle esigenze di lungo termine dell’azienda è nato il percorso formativo che si sta svolgendo in queste settimane.

Il taglio concordato in questo caso è stato basato sulla volontà di collocare l’intelligenza artificiale generativa all’interno del più ampio tema dell’intelligenza artificiale e, a sua volta, nel perimetro  dell’innovatività e dell’innovazione dell’impresa manifatturiera.

Il cantiere formativo costruito per il management e i collaboratori dell’impresa è partito non a caso con un pomeriggio dedicato alle strategie aziendali di innovazione in senso lato. Riteniamo infatti che questo sia l’angolo prospettico più interessante attraverso il quale leggere il contributo dell’intelligenza artificiale alla competitività delle imprese.

Attraverso il coinvolgimento di Stefano Biazzo, docente di Innovation Management all’Università di Padova, abbiamo infatti visto come l’intelligenza artificiale rappresenti da un lato un’innovazione importante che va conosciuta per essere valorizzata, dall’altro una strumentazione che a sua volta abilita e velocizza i processi di innovazione  a livello di prodotto, di processo e di formula competitiva.

I temi che sono inclusi nella riflessione manageriale e nel laboratorio formativo, in cui si stanno avvicendando vari esperti, riguardano inoltre le possibili applicazioni dell’AI (in primis generativa) oltre che gli aspetti normativi da tener presente quando si utilizzano software e tecnologie arricchiti di una componente AI.

Come accade nei processi di implementazione di molte tecnologie flessibili e “ad ampio spettro”, le idee ben chiare che l’azienda ha sui propri clienti, sui prodotti e sulla direzione in cui si muove il settore rappresentano un potente faro che anima di colori interessanti e unici le tecnologie potenzialmente disponibili, identificando traiettorie applicative concrete e in grado di creare un vantaggio competitivo il più possibile specifico.

Questo processo di analisi beneficia di una fase di riflessione basata anche sulle evoluzioni dei business model che integrano digitalizzazione e intelligenza artificiale.

Le Ai Act e le regole del gioco

Il regolamento europeo dello scorso luglio risponde innanzitutto a una premessa etica importante, che coincide con la tutela dell’essere umano in tutte le sue dimensioni, ed è informata in questo senso da una cultura europea più attenta di altri continenti a questa dimensione.

La ratio complessiva di questo grande “ombrello normativo” che influenza a sua volta materie come la cyber security, la protezione dei dati, l’impiego delle blockchain, è riconducibile al concetto di rischio.

A seconda degli impieghi specifici dell’intelligenza artificiale di qualsiasi tipo nei contesti organizzativi si configurano livelli di rischio diversi, che richiedono attenzioni e policies differenziate che le imprese sono chiamate a mettere a punto.

Il regolamento identifica inoltre varie tipologie di attori organizzativi che entrano nella filiera dell’ideazione, sviluppo, implementazione e utilizzo dei software e dei sistemi dotati di AI. Anche le imprese manifatturiere che possono essere inquadrate come semplici utilizzatrici di queste tecnologie sono chiamate dal Regolamento ad attrezzarsi per essere “compliant” in termini di trasparenza e documentazione, processi decisionali e, non ultimo, di formazione dei collaboratori a vario titolo coinvolti nell’utilizzo delle tecnologie. 

Il supporto e la roadmap di FAF per le aziende del territorio

Fabbrica Alta Formazione supporta le aziende sul tema AI a vari livelli:

  • costruendo laboratori formativi aziendali nei quali si alterna la trasmissione di contenuti alla discussione manageriale sulla declinazione specifica rispetto all’implementazione delle tecnologie, anche nella prospettiva dell’evoluzione del modello di business
  • identificando e mettendo a punto strumenti di finanziamento per supportare queste iniziative.

La recente partnership con lo Studio Tupponi, De Marinis, Russo & Partners offre inoltre un modello di roadmap per allineare le aziende ai criteri normativi dell’AI Act nel rispetto delle scadenze dettate dal Regolamento. Il modello include un breve modulo formativo che può essere certificato.  Si tratta di un approccio leggero e flessibile che permette anche alle aziende semplici utilizzatrici delle tecnologie di tutelarsi (evitando sanzioni) anche nei confronti dei fornitori di software che integrano l’AI.